Mae: 520 assunti per i consolati, ma rimarranno alla Farnesina 

Mae: 520 assunti per i consolati, ma rimarranno alla Farnesina – Ferme richieste rivolte dai nostri residenti all’estero al ministro dell’Interno Piantedosi –

Sono 520 gli impiegati amministrativi assunti per legge, destinati ad ambasciate ed a consolati italiani nel mondo. Questa la notizia ultimissima propagandata con enfasi dal nuovo Governo.

E ci si domanda: una goccia nel mare il numero dei neo impiegati annunciati? Un contentino per i nostri italiani nel mondo? L’unica certezza è che trattasi di un premio di consolazione, quello delle assunzioni, ovviamente fasullo, contrabbandato per di più con una connotazione falsamente politica di ausilio ai nostri connazionali residenti all’estero, per di più da politici eletti fuori dall’Italia oltre che dai vertici della stessa Farnesina.

I connazionali oltre confine, con le loro innumerevoli mail inviateci, chiedono su tali fatti al ministro Tajani ed a tutti i parlamentari del nuovo governo, in particolare ai loro rappresentanti eletti all’estero ed a quelli investiti da apposita delega, quale sia il motivo che li spinge a continuare a prenderli in giro come seguitano a fare con i loro strampalati provvedimenti.

Una vera beffa nei loro confronti, affermano, quelle assunzioni fatte approvare per legge, quando si sa bene, oltretutto da fonti certe provenienti dallo stesso dicastero degli Esteri, che il maggior numero di impiegati immessi, purtroppo come ormai d’abitudine, assunti non per concorso ma grazie alle amicizie con politici dei partiti al vertice del momento, rimarranno alla Farnesina e non verranno inviati in ambasciate e consolati all’estero.

Ciò, a seguire, è quanto ci chiedono nelle loro missive di evidenziare e di portare a conoscenza di politica e di governo. Quale senso abbia, si domandano con fondata ragionevolezza, il tentativo di potenziare con altro personale un organo dello Stato, quale il consolato d’Italia nelle varie nazioni, preposto in particolare al disbrigo di attività a carattere prevalentemente amministrative in uno Stato estero per i nostri connazionali residenti quando, a meno di amicizie o di segnalazioni di amici degli amici ai vertici di tale organismo, gli stessi non riescono mai ad accedere alla sede ed a parlare personalmente con il personale addetto ed occorrono, se tutto va bene, anche in caso di una vera urgenza, un minimo di sei mesi per ottenere il rinnovo di un semplice passaporto?

A cosa servono sedi consolari ermeticamente chiuse, peraltro solo ai non notabili del luogo, dove l’unica maniera per tentare di comunicare con l’apparato interno è solo previo appuntamento via internet, graziosamente concesso, a distanza solo di molto tempo, se non addirittura di mesi?

Geniale poi la trovata dell’appuntamento elettronico mediante PRENOTAMI con la vezzosa chiocciola sulla A, utilissimo nell’allontanare i rompiscatole dei nostri richiedenti tricolore, soprattutto anziani, poco pratici di internet e per lo più complicando anche loro la vita perché non in possesso di un computer.

A cosa può continuare a servire, sottolinea ancora nelle mail la nostra gente, un ulteriore aggiuntivo apparato burocratico distaccato dall’ambasciata, costoso per spese della sede e per i pingui emolumenti ricevuti dal suo corpo impiegatizio?

Riconoscimenti economici i loro, poi devoluti purtroppo alla maggior parte del personale, non come premio per la loro professionalità ma come riconoscimento di fedeltà alla politica e per la “scomodità” di essersi dovuti spostare con l’intera famiglia all’estero.

Un organismo statale, il consolato, nato peraltro con il compito istitutivo esclusivo di aiutare la nostra Comunità oltre confine, che neanche la riceve o riesce a riceverla per i troppi appuntamenti richiesti e, se lo fa, compie il proprio adempimento solo in tempi biblici, a chi è utile?

Ultima notazione di tutto rilievo, al riguardo. Sfugge al ministro Tajani ed a tutti i vertici politici al governo, in particolare a quelli dediti istituzionalmente ai rapporti con gli emigrati italiani nel mondo (anche se la cosa risulta, purtroppo inutilmente, ben chiara ai parlamentari eletti all’estero in vacanza in Italia!) il fatto che tutti i consolati si siano ormai ridotti, per la soluzione del problema ben rilevante del riconoscimento della cittadinanza italiana alla nostra gente oriunda oltre confine, ormai a semplici e puri passacarte. I nostri organismi pubblici, infatti, ricevono le richieste e certificano unicamente in esse l’esattezza delle traduzioni allegate alle domande, trasmettendo poi il tutto al comune di residenza del postulante.

Comuni di residenza, la cui competenza è demandata al ministro dell’Interno Piantedosi, enti territoriali per lo più svogliati e distratti che, ove non perdano il carteggio, allungano a dismisura il tempo delle risposte e delle relative formalizzazioni delle pratiche, anche con la colpevole complicità di un inutile e disorganizzato AIRE-Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero.

Perché allora non potenziare con personale o ristrutturare Aire e uffici comunali addetti, tutti sotto organico e sempre più inefficienti?

Attendono da Lei, Ministro Piantedosi, persona competente, attenta e organizzata, una risposta che dia un po’ di ossigeno e morale alle nostre esangui e sempre più avvilite comunità residenti fuori dall’Italia.

Tornando nuovamente ai “Consolati”, i nostri connazionali chiedono, e con provvedimenti di urgenza e immediatezza, la soluzione dei gravi problemi che li riguardano. Un noto console generale in Argentina ha di recente testualmente  ammesso: “Abbiamo 300mila richieste annue di appuntamenti in consolato e siamo in grado di fornire solo 10 mila turni d’incontro”.

Ma al di là delle inefficienze consolari, il vero scandalo sta nel fatto che i turni si vendano. Vi sono, infatti, diversi siti online che li offrono, a cifre variabili tra i 1000 ed i 2000 euro.

Si badi bene, non “vendono” il lavoro di preparazione della pratica, cosa normale quest’ultima e che può avere costi anche più alti, ma direttamente il turno, che si consegue online nel sito apposito del ministero degli Esteri o che in alternativa può essere fornito, esclusivamente e personalmente da un console o da un funzionario consolare di grado elevato.

E su tali “vendite” illecite, il fatturato complessivo al riguardo risulta per davvero notevole. Se solo il 10% delle richieste di appuntamento segnalate dal console “venisse commercializzata”, anche al prezzo minimo di 1000 euro ciascuna, il totale complessivo di fatturato raggiungerebbe agevolmente il milione di euro, addirittura in un’unica circoscrizione in Argentina. Ciò, ovviamente, alla faccia degli altri 290 mila in poco serena attesa di un appuntamento.

Ministri Tajani, Piantedosi e sottosegretario Silli la situazione, come potete ben immaginare, si va facendo sempre più grave e complicata. E, a quanto ci risulta, foriera, inoltre, di azioni e iniziative legali e giudiziarie da parte dei nostri tanti emigrati, già a noi segnalate e che saranno oggetto da parte del giornale di una successiva approfondita disamina che, per il largo coinvolgimento della nostra comunità nel mondo e per il vastò clamore che finirà certamente per suscitare, non farà alcun bene all’immagine della politica italiana, in Italia e fuori, ed anche del nostro povero, mal ridotto Paese.

Pier Francesco Corso