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Italiani all’estero declassati e abbandonati dalle nostre istituzioni

Dopo il Covid, un altro virus colpisce ed affligge i nostri connazionali, scatenandosi in particolare contro gli italiani residenti all’estero: il morbo più sottile e penetrante del disinteresse e del loro abbandono da parte delle nostre Istituzioni.

Tangibili e verificabili, segnaliamo al signor “ci metto la faccia” ministro grillino Di Maio, l’esasperazione e la disillusione dei nostri tanti emigrati all’estero, tornati da alcuni mesi in Italia per motivi familiari, che non riescono più a comunicare con le loro ambasciate e consolati, nei paesi di residenza, e continuano a rimanere bloccati in Italia.

Con deferenza e cortesia, tutti loro chiedono al penta-stellato vertice del dicastero degli Esteri di “metterci la faccia” e di provare a rispondere su un consistente numero di problemi, al momento apparentemente inesplorati e senza alcun chiarimento.

Se il personale di ogni livello impiegatizio, all’interno di ambasciate e consolati, per via del Covid, non lavora o rimane a casa, pur con i loro pingui emolumenti, quasi quintuplicati per via del loro spostamento in una sede estera, come riusciranno a far votare i nostri residenti all’estero, purtroppo sempre a mezzo posta (fonte quest’ultima di incommensurabili brogli elettorali nel recente passato)?

La ministra Lamorgese, titolare dell’Interno, ha già provveduto all’aggiornamento degli aventi diritto al voto degli elenchi AIRE, comunicando tempestivamente e formalmente i loro nominativi agli Esteri?
Chi non riuscirà a votare dei tanti residenti all’estero, non per sua colpa ma per inadempienza delle Istituzioni, finirà per richiedere di invalidare le elezioni?

Assordante, in questo frangente, il silenzio dei tanti Organi di assistenza, peraltro a ciò nominati, preposti ed adeguatamente retribuiti nelle nostre istituzioni, dei nostri connazionali residenti stabilmente all’estero.

Ministro Di Maio, i connazionali all’estero da lei amministrati le chiedono di “mettere la faccia” non solo sulle votazioni di suo interesse dei secondi mandati per gli iscritti al suo movimento ma, anche e soprattutto, su una rivoluzionaria, seria ed oculatamente non di parte, riforma della normativa che li riguarda e che conduce alla non trascurabile elezione di 18 deputati, secondo la vecchia normativa, o di 12, se verrà approvata con il sì la nuova riforma costituzionale del taglio dei parlamentari.

Pensi, ministro Di Maio, lei così sensibile a queste cose, potrebbe passare alla storia ed essere osannato da 5 milioni di connazionali residenti all’estero, come nel passato avvenne per il ministro Tremaglia.

Pier Francesco Corso

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